Festa della Liberazione
“Hey cosa nascondete lì dietro?” “Nulla - rispose mia nonna, con la bellezza dei vent’anni e la fierezza che la contraddistingueva.
“Guarda che non ti conviene - ribadì il tedesco con uno stentato Italiano - ti conviene non prenderci in giro perché qui vi ammazziamo tutti, tu e quello storpio di tuo fratello”. Al fratello di mia nonna mancava una mano dalla nascita.
“ Non abbiamo nulla ma ho qualcosa che può interessarti sicuramente di più.”
Maria, chiamata da tutti Marì con passo sicuro a viso alto portò il tedesco nella stalla ormai sempre più vuota. La famiglia di mia nonna aveva la fortuna di coltivare la terra e di avere animali, cosa che la rendeva più ricca rispetto a altre del paese ma anche vittima di continui saccheggi.
“ Prendi ciò che ti serve e lascia la mia casa” .
Lo scambio avveniva in cibo quando non c’era urgenza di portare via vite. Cibo che ormai scarseggiava e che sarebbe stato fondamentale per affrontare un altro inverno di guerra”.
Il tedesco chiamò i suoi uomini che si avventarono su quelle galline non sapendo però cosa farne. Giovani soldati che avevano imparato prima a sparare ai loro simili piuttosto che procacciarsi il cibo.
“ Fallo tu per noi - disse quello che si comportava come capo voltandosi verso mia nonna- altrimenti ti ammazziamo” .
Marì iniziò a uccidere quelle galline per il nemico, a tagliargli il gozzo per far uscire tutto il sangue pensando alle persone che stava nascondendo e che anche un solo sbaglio o rumore sospetto e il sangue avrebbe potuto essere il suo, il loro.
Il 25 aprile è la Festa più importante del nostro paese, più importante di altre celebrazioni a cui spesso partecipano più volentieri i nostri politici.
Bisogna festeggiare la festa della liberazione per ciò che poi successe da quel momento in poi in Italia, per tutte le libertà che furono di nuovo concesse agli Italiani, soprattutto la libertà di pensiero e di parola.
Quello che sovente mi trovo a pensare è che la mia generazione ha ancora avuto la fortuna di parlare, di ascoltare i racconti delle persone che hanno vissuto il fascismo e magari hanno portato avanti la lotta partigiana. I bambini come me ascoltavano quei racconti e temevano di dover rivivere un giorno quelle sofferenze e privazioni. Noi leggevamo negli occhi dei nonni il buio di quelli anni, potevamo ancora percepirlo nel tremolio della voce di quando ricordavano di rappresaglie o di necessari nascondigli.
Io ricordo ancora come da bambina di notte pensavo alle tre sorelle fucilate nei campi del mio paese per punizione, ai partigiani nei boschi e alla paura che aleggiava sopra le vite di tutti.
Mi stupisco ancora come in Italia molti non vogliano celebrare il 25 aprile, tra cui anche diversi politici, mi arrabbio per la mancanza di rispetto della memoria e per tutte quelle persone che sono morte durante il conflitto mondiale e per liberare il paese.
Tra il 31 ottobre 1922 e il 25 aprile 1945 l’Italia visse non solo una guerra dove milioni di soldati e civili persero la vita ma un’epoca buia e violenta in cui furono vietate le opposizioni e furono varate le leggi razziali.
Il 25 aprile deve essere un sentimento tramandato di generazione in generazione, perché non possano mai mancare nel nostro paese la libertà, il rispetto e la pace.
Non bisogna dimenticare il sacrificio dei partigiani che hanno lottato anche per le generazioni future, perché noi potessimo respirare quella libertà che abbiamo ora.
Donne e uomini che hanno combattuto senza sentirsi eroi, che hanno abbracciato fucili per restitutore l’onore a un paese infangato dai crimini del fascismo.
La Resistenza è stato anche il momento in cui tante donne hanno potuto scegliere da che parte stare, al di là dei vincoli famigliari o della società. Un primo grande momento di emancipazione femminile di uscita dai tradizionali ruoli femminili.
Le donne dunque sono diventate protagoniste e fondamentali, come partigiane combattenti, come staffette e nel recuperare cibo, abiti e informazioni.
Le donne hanno lottato per questa libertà che non dobbiamo dimenticare, scrivendo una storia che è fondamentale tramandare.
Partigiana sempre.
Priska
“Guarda che non ti conviene - ribadì il tedesco con uno stentato Italiano - ti conviene non prenderci in giro perché qui vi ammazziamo tutti, tu e quello storpio di tuo fratello”. Al fratello di mia nonna mancava una mano dalla nascita.
“ Non abbiamo nulla ma ho qualcosa che può interessarti sicuramente di più.”
Maria, chiamata da tutti Marì con passo sicuro a viso alto portò il tedesco nella stalla ormai sempre più vuota. La famiglia di mia nonna aveva la fortuna di coltivare la terra e di avere animali, cosa che la rendeva più ricca rispetto a altre del paese ma anche vittima di continui saccheggi.
“ Prendi ciò che ti serve e lascia la mia casa” .
Lo scambio avveniva in cibo quando non c’era urgenza di portare via vite. Cibo che ormai scarseggiava e che sarebbe stato fondamentale per affrontare un altro inverno di guerra”.
Il tedesco chiamò i suoi uomini che si avventarono su quelle galline non sapendo però cosa farne. Giovani soldati che avevano imparato prima a sparare ai loro simili piuttosto che procacciarsi il cibo.
“ Fallo tu per noi - disse quello che si comportava come capo voltandosi verso mia nonna- altrimenti ti ammazziamo” .
Marì iniziò a uccidere quelle galline per il nemico, a tagliargli il gozzo per far uscire tutto il sangue pensando alle persone che stava nascondendo e che anche un solo sbaglio o rumore sospetto e il sangue avrebbe potuto essere il suo, il loro.
Il 25 aprile è la Festa più importante del nostro paese, più importante di altre celebrazioni a cui spesso partecipano più volentieri i nostri politici.
Bisogna festeggiare la festa della liberazione per ciò che poi successe da quel momento in poi in Italia, per tutte le libertà che furono di nuovo concesse agli Italiani, soprattutto la libertà di pensiero e di parola.
Quello che sovente mi trovo a pensare è che la mia generazione ha ancora avuto la fortuna di parlare, di ascoltare i racconti delle persone che hanno vissuto il fascismo e magari hanno portato avanti la lotta partigiana. I bambini come me ascoltavano quei racconti e temevano di dover rivivere un giorno quelle sofferenze e privazioni. Noi leggevamo negli occhi dei nonni il buio di quelli anni, potevamo ancora percepirlo nel tremolio della voce di quando ricordavano di rappresaglie o di necessari nascondigli.
Io ricordo ancora come da bambina di notte pensavo alle tre sorelle fucilate nei campi del mio paese per punizione, ai partigiani nei boschi e alla paura che aleggiava sopra le vite di tutti.
Mi stupisco ancora come in Italia molti non vogliano celebrare il 25 aprile, tra cui anche diversi politici, mi arrabbio per la mancanza di rispetto della memoria e per tutte quelle persone che sono morte durante il conflitto mondiale e per liberare il paese.
Tra il 31 ottobre 1922 e il 25 aprile 1945 l’Italia visse non solo una guerra dove milioni di soldati e civili persero la vita ma un’epoca buia e violenta in cui furono vietate le opposizioni e furono varate le leggi razziali.
Il 25 aprile deve essere un sentimento tramandato di generazione in generazione, perché non possano mai mancare nel nostro paese la libertà, il rispetto e la pace.
Non bisogna dimenticare il sacrificio dei partigiani che hanno lottato anche per le generazioni future, perché noi potessimo respirare quella libertà che abbiamo ora.
Donne e uomini che hanno combattuto senza sentirsi eroi, che hanno abbracciato fucili per restitutore l’onore a un paese infangato dai crimini del fascismo.
La Resistenza è stato anche il momento in cui tante donne hanno potuto scegliere da che parte stare, al di là dei vincoli famigliari o della società. Un primo grande momento di emancipazione femminile di uscita dai tradizionali ruoli femminili.
Le donne dunque sono diventate protagoniste e fondamentali, come partigiane combattenti, come staffette e nel recuperare cibo, abiti e informazioni.
Le donne hanno lottato per questa libertà che non dobbiamo dimenticare, scrivendo una storia che è fondamentale tramandare.
Partigiana sempre.
Priska