Festa della Repubblica

Era il 2 giugno 1946, gli italiani furono chiamati alle urne per scegliere tra Monarchia e Repubblica e votare i 556 deputati del’Assemblea costituente incaricata a redigere la nuova costituzione.

Il 2 giugno per me evoca un altro momento importante nella Storia dell’Italia, il voto delle donne. Una conquista ottenuta grazie a un processo di emancipazione sorto durante la Resistenza con la numerosa partecipazione femminile nella lotta di liberazione.

Ho sempre immaginato quel 2 giugno. Quando le donne del piccolo paese in cui sono cresciuta, al termine di una lunga guerra e 20 anni di fascismo e restrizioni, poterono uscire di casa per appropriarsi di un diritto fino al quel momento a loro negato.

Immagino che non sia stato per tutte uguale, lasciare il casolare, la cucina, i lavori nel campo e i figli per andare a mettersi in coda affianco agli uomini. Ci saranno stati sicuramente i commenti maschili di chi reduce della filosofia fascista , non capiva il cambiamento a cui si andava incontro.

Uomini che avranno fatto commenti, ribadendo che la politica era un “affare per soli uomini” e che le donne dovevano portare avanti la famiglia.
Tuttavia quella crocetta su quella scheda, magari segnata a fatica, con la paura di sbagliare, distruggeva le ragioni di un privilegio e cambiava la vita delle donne.
Le donne il 2 giugno non solo votarono in percentuale quasi uguale a quella maschile, ma votarono anche altre donne che poterono sedere tra i cinquecento deputati.
Ventuno furono le nostre madri costituenti, tra queste, cinque furono elette nella “commissione dei 75”, incaricata di scrivere la Carta costituzionale: Maria Federici, Angela Gotelli, Lina Merlin, Teresa Noce e Nilde Jotti.
Tutte portarono avanti il concetto di uguaglianza tra i sessi, tutela della maternità, delle opportunità famigliari e formative.

All’intervento della socialista Lina Merlin si deve la specifica sulla parità di genere inserita all’articolo 3, comma 1, della Costituzione. “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Oggi settantacinque anni da questo importante evento storico, al termine di una pandemia mi sento ancora come quelle donne.

Siamo donne che lottiamo per il diritto al lavoro, per abbattere i pregiudizi sulle scelte della nostra sfera privata. La libertà di scegliere di essere madri come di non esserlo, di interrompere una gravidanza non desiderata o di essere madri single.
Ci troviamo ancora a essere uccise per mano di uomini che non accettano un rifiuto, sentiamo ancora il peso di quelle frasi dette nel 1946 e non ancora mutate.

Una cosa ancora ci hanno insegnato le madri fondatrici : la bella politica, di chi costruisce alleanze, di chi rimane coerente con i valori condivisi e pensa al bene comune e non al proprio tornaconto.

Tutto ciò di cui abbiamo bisogno.

Pri